Alcuni video/interviste/conferenze
sulla
Mistica speculativa medievale
Un particolare vetrata
Chiesa san Giovanni Ev. – PEREGO (Lc)
Omelie 2024 di don Giorgio
II dopo il martirio di S. Giovanni il Precursore
(…) «Ma succede di nuovo ciò che era successo nel passato: il popolo tradisce, e Dio rimprovera e punisce, poi perdona, poi il popolo torna a tradire, e così via. Una storia di interventi di Dio, di tradimenti del popolo.
Qualcuno obietterà: Ma Dio non sapeva di aver scelto un popolo di dura cervice, sempre pronto a tradire la sua Alleanza? Certo che lo sapeva, e ha scelto un popolo proprio così, perché così è Dio: egli sceglie le vie più difficili per aprire strade nuove, nonostante siano bloccate dalla infedeltà umana, di figli che dovrebbero obbedire, invece abbandonano la via della giustizia per camminare sulle strade sbagliate.
Così l’itinerario del pentimento deve ricominciare dalle origini, riandare al deserto e a Mosè che si fece umile mediatore e quindi ubbidiente testimone delle promesse di Dio.
È interessante questo tornare anche solo con la mente al passato glorioso, quando Dio quasi conduceva per mano il suo popolo su strade difficili, servendosi anche di guide forti ma anche deboli e dubbiose.
In realtà non esiste un passato del tutto esente da colpe, un passato tutto glorioso, anche se rivisto nell’oggi siamo tentati di idealizzarlo, e se oggi tutto sembra perduto, è anche per colpa di un passato che pur nobile nei suoi ideali non è stato vissuto secondo quella carica profetica che doveva dare una svolta ancor più radicale».
L’editoriale di don Giorgio
“Scandalo” , una parola che non scandalizza più
… “Giustamente è stato scritto: «La parola ‘scandalo’ deriva dal greco skandalon, che significa “inciampo, ostacolo” e viene usata per tutto quello che causa un turbamento della sensibilità morale. Ovvio che se cambia la morale personale e comune, cambia anche la nostra reazione a tutto quello che anche solo fino a poco tempo fa, creava questo turbamento. Sono quindi sempre meno quelli che si scandalizzano per quello che vediamo e sentiamo in TV o sui social. Al limite ci si scandalizza del fatto che ci sia qualcuno che si scandalizzi. Nel mondo del tutto è lecito, senza più freni, filtri o limiti, non c’è più spazio per chi si scandalizza di qualcosa o di qualcuno».
Non è per pura curiosità, ma se cerchiamo la parola “scandalo” nella Bibbia troviamo qualcosa di interessante. Anzitutto, cosa apparentemente grottesca, è che secondo il Testo sacro il primo a scandalizzare è proprio Dio“. (…)
Omelie 2024 di don Giorgio
Che precede il martirio di S. Giovanni il Precursore
(…) «Il terzo brano inizia con le parole: “Non abbiate paura!”.
“Non abbiate paura” che le prospettive del Regno siano travolte e vanificate. Anzi il Regno ha una forza esplosiva. “Nulla resterà nascosto” e perciò “quello che vi dico nelle tenebre ditelo alla luce e predicatelo sui tetti”.
“Non abbiate paura” di perdere la vostra posizione, la stima dei superiori o le amicizie, o ciò che è vostro; non temete di essere puniti, degradati o addirittura uccisi, poiché tutto quello che ci possono derubare non costituisce la dignità piena.
Abbiate invece paura del male che c’è in ogni essere umano, “di chi ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo”. È quella forza negativa che ci conduce lontano da Gesù, che ci fa fare scelte ambigue, ci fa tenere amicizie distorte, ci fa mantenere legami che ci rendono schiavi e incapaci di vivere.
Se crediamo sul serio nel Cristo risorto noi cristiani di che cosa dovremmo avere paura? Forse dovremmo temere una Chiesa istituzionale che ci porta lontano dalla via della giustizia divina, che è il Volere del Bene Assoluto».
L’editoriale di don Giorgio
Pezzenti del nulla…
… «La gente deve farsi catturare da un messaggio provocante e mistico nello stesso tempo.». (…)
Omelie 2024 di don Giorgio
Tredicesima dopo Pentecoste
(…) «Saulo è stato folgorato dalla Grazia che gli ha tolto dagli occhi ogni pregiudizio umano, terreno, una visione carnale della realtà, ovvero le apparenze della realtà.
Saulo ha visto il nulla, ovvero i Misteri divini nella loro purezza. Ecco cosa significa la conversione di Paolo sulla via per Damasco, quando la Grazia divina lo ha reso puro nello sguardo, che gli ha permesso di vedere la realtà divina, e non le apparenze di una religione che è in ogni caso violenta, perché violenta la libertà degli spiriti puri.
Del resto già Cristo, fin dall’inizio del suo ministero pubblico, aveva invitato a cambiare mentalità: “Metanoèite!”. Ovvero, per vedere Dio che è il nulla, occorre avere gli occhi puri dello stesso Spirito divino. Paolo è stato accecato, perché la Luce della Grazia gli ha tolto ogni carnalità, così da vedere poi la realtà dei Misteri divini, e annunciarli a tutti». (…)
L’editoriale di don Giorgio
Teologi che ne sanno quanto una vacca o un cavallo
… «Il Cristianesimo puro, così come è nato dal pensiero di Cristo, non è una religione, non è neppure un cosiddetto movimento religioso: giustamente i primi cristiani lo definivano “Odòs”, termine greco frainteso dalla Chiesa che ha tradotto con “dottrina”. Odòs significa strettamente Via.
Sì, possiamo dire che il Cristianesimo è il Pensiero più puro di Cristo, e tale deve restare, un Pensiero, che poi si tradurrà in una Via, come cammino nella Storia». (…)
Omelie 2024 di don Giorgio
Dodicesima dopo Pentecoste
(…) «Basterebbero queste parole di Gesù: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”, per capire il segreto efficace della nostra evangelizzazione. La luce è luce in sé, nella sua purezza, senza altro che la possa offuscare: ogni cosa in più offusca la luce, che esige di agire da sola, in quanto pura luce.
Se almeno tentassimo di togliere il di più dal nostro agire, come credenti potremmo portare il dono della luce al mondo intero: se la luce è gratuità, perché sporcarla con i nostri più o meno piccoli interessi? Una frase da mettere bene in grande sui nostri ambienti parrocchiali: “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”». (…)
L’editoriale di don Giorgio
La scelta della vita
… «La scelta della vita va al di là di ogni professionalità, di ogni struttura, di ogni vocazione o ruolo.
La scelta della vita è paradossalmente univoca, non è originale nel senso che riguarda le mie doti, le mie qualifiche, il mio carattere, le mie virtù o propensioni naturali.
La scelta della vita è scoprire ciò che si è, al di là di ogni psichicità o carnalità.
Se resto fuori di me stesso, le mie scelte saranno sempre mutevoli, o, ancor peggio, resteranno immobili.
Per scelta della vita allora non può che essere la scoperta del mio mondo interiore, scendendo sempre più nel profondo, perché, scoperta la sorgente o la luce, non è sufficiente neppure abbeverarsi o farsi illuminare, se non mi apro del tutto, e ciò richiederà un impegno quotidiano finché vivrò». (…)
Omelie 2024 di don Giorgio
Undicesima dopo Pentecoste
(…) «“Per grazia”, espressione italiana che traduce il greco “χάριτος”, che deriva da “charis”, che significa gratuità. L’arcangelo Gabriele inizia il suo messaggio, che è un annuncio divino, con queste due parole che Luca riporta in greco: Χαῖρε, κεχαριτωμένη, che contengono la parola “charis”, grazia.
Potremmo anche dire che tutto in Maria è grazia, gratuità, lo dice poi lo stesso Gabriele: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia (in greco χάριν) presso Dio”.
Abbiamo parlato di “resto”, potremmo anche dire “scarto”, ovvero qualcosa che conta poco secondo la logica umana. Dio che fa? Non sceglie una principessa, ma un’umile sconosciuta ragazza di Nazaret, ripiena di Grazia, o di quello Spirito che ha fecondato il suo grembo, vergine, ovvero privo di ogni carnalità, l’opposto della Grazia o Gratuità». (…)
L’editoriale di don Giorgio
Oggi di nuovo che succederà?
… «Se è istintivo aprire gli occhi fisici per vedere cose fisiche, perché non dovrebbe essere naturale aprire gli occhi dello spirito per vedere le realtà spirituali, tanto più che, senza lo spirito, non siamo, neppure esiteremmo». (…)
Omelie 2024 di don Giorgio
Nona dopo Pentecoste
(…) «Ma, ecco la mia domanda, e la pongo come uno che a quei tempi aveva lottato per una chiesa dei poveri. Chi sono veramente i poveri? Gesù aveva reso beatitudine la povertà in spirito, ovvero non aveva detto beati i poveri privi di spirito. Ci sono diversi incontri nel Vangelo in cui Gesù andava alla ricerca dei ricchi poveri di spirito per convertirli: pensate a Zaccheo. Certo, bisogna dare un pezzo di pane a chi ha fame, una casa o un lavoro a chi non ce l’hanno. Ma basta? Il vero dramma di oggi è sì anche una massa di miseri materialmente, ma forse da temere è una massa di benestanti che hanno tutto, e non hanno l’essenziale, e sono questi che hanno la pretesa di educare, di esercitare il loro dominio. E se è vero che dal mondo politico non possiamo aspettarci che ci parli di essere o di spirito, ma dalla Chiesa di Cristo sì, ovvero da quella Chiesa che è nata sulla croce mentre il Cristo si spogliava della sua carnalità per donarci il suo Spirito. Ma succederà di tutto nella storia millenaria della Chiesa, e siamo ancora qui a parlare di ricchi e di poveri, senza aver capito il vero messaggio della Buona Novella.
“Metanoèite”!”, cambiate la vostra mentalità che pensa carnale, educate già i poveri materiali a non tradire i loro valori spirituali. I poveri educati male quando avranno più del necessario, cadranno tra le braccia del più lurido borghesismo».
L’editoriale di don Giorgio
Questi fisici così imbecilli… per di più ipocriti leccaculo
… «Mio Dio, ci hai dati due occhi fisici per vedere la fisicità, e ci hai dato infiniti occhi dello spirito per vedere quell’Uno da cui tutto emana infinitamente».
Omelie 2024 di don Giorgio
Ottava dopo Pentecoste
(…) «E Gesù è un modello del “non è così”, ovvero: nessuno deve mettersi in alto a comandare, ma ognuno è un servitore di quell’Unico Bene Necessario, che è anche il nostro unico bene. (…)
Gesù ci dice con la sua vita come si rompe la logica oppresso-oppressore, forte-debole: mettendosi al servizio. Forse è più intenso e meno equivoco il sostantivo greco “diaconia”. La diaconia non è la servitù, ovvero la condizione di diseguaglianza sociale, economica, culturale che rende inferiori e quindi alimenta ancora l’ingiustizia. La diaconia non è un termine solo ecclesiastico. La diaconia evangelica, strumento di liberazione, è fondamento di un atteggiamento civile e democratico, di convivenza umana rispettosa e dignitosa.
Provate a pensare: ancora oggi termini come ministro e ministero derivano dal latino minister che significa appunto “servizio”, perché dovrebbero (qui il condizionale è d’obbligo) essere al servizio del bene comune, al servizio soprattutto dei più deboli, di chi fa più fatica.
Ed è curioso notare come il termine “ministro” abbia il suo contrario etimologico nel termine “maestro” dal latino magister (magis, maggiore). Se il ministro è il minus, minore, il maestro è il magis, maggiore. Quando i discepoli si rivolgono a Gesù dicendogli: “Maestro!”, Lui risponde: sono un diacono, non sono venuto per farmi servire, ma per servire! Se avesse parlato latino avrebbe detto: “sono un ministro”, cioè mi metto al servizio. Gesù è maestro nel momento in cui è ministro, vale a dire servo, diacono.
In altre parole, solo chi si mette a servire può insegnare. Solo dal “minus”, ministro, si può diventare “magis”, maestro».
L’editoriale di don Giorgio
Sulla recente “inversione di marcia” degli inglesi e dei francesi…
… «Pensaci, se ce la fai: sinistra e destra nel campo politico attingono allo stesso male, che è una distorta visuale della realtà. Certo, tu di destra sei su una sponda all’opposto della sponda della sinistra, ma il fiume è il medesimo e sul fiume scendono a valle solo cadaveri.
Se il pragmatismo politico, è così, non prende luce dall’intelletto o dallo spirito, che cosa pretendiamo? Di “vedere la realtà”? Chiusi in un pragmatismo sempre asfissiante, i partiti annasperanno sempre alla ricerca del pesce più o meno puzzolente.
Si esce dal pragmatismo cieco e ottuso ridando fiato allo spirito, che dà “essere” al corpo e alla psiche, per evitare così di ridurre lo stesso bene comune sul piano puramente carnale». (…)
Omelie 2024 di don Giorgio
Sesta dopo Pentecoste
(…) «Mi avvicino al Mistero divino più tolgo ogni conoscenza che ho di lui, che è frutto della mia mente che partorisce idee o opinioni che mi allontanano dalla definizione che Dio ha dato di se stesso: “Io-Sono”. (…)
La Grazia sembra un giogo, ma tutto diventa leggero perché la Grazia fa volare, ci permette di decollare dalla terra arida come un pozzo senz’acqua.
Credo che il dialogo che parla più di altri episodi biblici della leggerezza sia quello che si è svolto tra Gesù e la donna di Samaria. Sì, anche Gesù era fisicamente stanco, ma a parlare in lui era lo Spirito, che è leggerezza, e in tale leggerezza spirituale ha convertito il cuore carnale di quella donna, che inizialmente voleva solo dissetare il proprio corpo o dei suoi familiari. La leggerezza dello Spirito vince sempre sulla pesantezza della carne».
L’editoriale di don Giorgio
“Non saper perdere è segno di debolezza e arroganza…”
… «Infami e blasfemi quei credenti che si dicono cristiani che lasciano la radicalità del Vangelo per idolatrare sagome di morte, pezzenti ridicoli, contribuendo alla disgregazione di Valori eterni». (…)
Omelie 2024 di don Giorgio
Quinta dopo Pentecoste
(…) «La salvezza viene interamente da Dio che ci sceglie, ci accoglie e ci rende giusti, e nella giustizia divina ogni cosa che io compia, anche se piccola, umile, acquista senso e valore, perché permeata dalla Grazia. Le opere contano nulla davanti a Dio, se sono compiute nell’io o nell’ego, e non nella sua Grazia. (…)
L’unica preghiera è “Sia fatta la tua volontà!”. Ed è nel volere divino che c’è il nostro vero bene. Accendiamo pure una candela, ma come segno della nostra fede pura: la candela accesa a poco a poco si consuma, così noi: quando siamo accesi di fede ci consumiamo nella carnalità che ci porta a prendere Dio come un distributore di grazie. La candela accesa non è una richiesta di grazie, ma è il segno di una fede che, più è splendente più richiede distacco da ogni carnalità. Ho parlato di candela di cera».
L’editoriale di don Giorgio
“Prima o poi dal cielo scenderanno fulmini di ogni tipo…”
… «Basterebbe poco, ed è obbedire all’ordine di Cristo: “Metanoèite!”, ovvero cambiate mentalità, ovvero quel vostro stupido modo di pensare, al buio, essendo il vostro intelletto spento da un ego diabolico.
Dunque, distruggere per ricostruire. Ovvero: bruciare ogni sterpame con il fuoco dello Spirito. E poi lo Spirito seminerà infinite opportunità divine.
Lo Spirito semina là dove l’uomo fa il deserto. Lo Spirito agisce là dove il potere semina morti». (…)
Omelie 2024 di don Giorgio
Ss. Trinità
(…) «Umiltà comporta il distacco da ogni nostro vacuo e inutile ragionamento. Tornano le parole di don Piero: «Capisco di non poter comprendere nulla, così come il mio occhio piccino non potrà mai abbracciare la vastità terrestre che si sviluppa oltre le sue possibilità visive. M’accontento di contemplarti e di lasciarmi inebriare dalla Tua pienezza d’essere, fiore d’un giardino il cui ingresso non varcherò mai, ma il cui intenso profumo giunge fino al mio spirito. Guidato da questo profumo, ritorno più sereno alle cose».
L’editoriale di don Giorgio
“Il Giubileo degli ebrei”
… «Gli ebrei avevano, sottolineo “avevano”, delle leggi d’avanguardia nel campo sociale: basti pensare al giubileo» (…)
Omelie 2024 di don Giorgio
Sesta di Pasqua
(…) «Camminare nella libertà dello Spirito significa liberarci da ogni ingombro, da ogni peso inutile, da quel superfluo che rallenta i nostri passi. Possiamo dire di tutto su san Paolo, ma non che sia stato incoerente, si è sempre donato in tutto e per tutto per il bene spirituale e non solo spirituale (invitando a sostenere economicamente le comunità più povere).
E per rettificare certi pregiudizi su san Paolo, basterebbe evidenziare tutto ciò che ha dovuto soffrire per amore del Cristo risorto: più volte minacciato, più volte sul punto di essere ucciso, anni e anni di prigionia. In una parola l’autenticità di fede di un credente non la si misura nelle sue parole, nei suoi discorsi, nei suoi pellegrinaggi in giro ovunque per predicare, tenere conferenze, ma per quel suo soffrire solitudini, emarginazioni, umiliazioni morali e fisiche, perché solo chi è fedele alla Parola resiste ad ogni intimidazione, a ogni repressione, costi quello che costi. Nella seconda lettera a Timoteo, Paolo scrive: «Ricòrdati di Gesù Cristo, risorto dai morti, della stirpe di Davide, come io annuncio nel mio vangelo, per il quale io soffro fino ad essere incatenato come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata» (2,8-9)
L’editoriale di don Giorgio
“Sulla giustizia ben pochi hanno idee chiare”
… «“Non c’è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra diversi”, così don Lorenzo Milani si esprimeva negli anni sessanta dello scorso secolo nel libro – Lettera ad una professoressa – sul rapporto tra giustizia, uguaglianza e diritto, concetti che sono scomparsi da tempo dal comune sentire.
Questo per dire che tutti più o meno, anche da adulti, abbiamo idee sbagliate sulla giustizia. E se è necessario già coi bambini educarli alla giustizia sembra tempo perso far capire a certa gentaglia, politici compresi, che la giustizia è il fondamento del convivere civile e umano». (…)
Omelie 2024 di don Giorgio
Quinta di Pasqua
(…) «Infine: «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi». Noi siamo una cosa sola nel “nome” del Padre! Una cosa sola con il Figlio, nel “nome” del Padre nostro. E qual è il “nome” del Padre? Il Bene Assoluto! Il Figlio e il Padre si vogliono Bene, esprimendo il loro volersi Bene con la piena fiducia reciproca, in una obbedienza reciproca, alimentata da un reciproco ascolto. Anche noi saremo una cosa sola se entreremo in questo rapporto di fiducia e di obbedienza, ovvero di ascolto della Parola, che è la stessa parola del Padre».
L’editoriale di don Giorgio
“Don Primo Mazzolari e la Resistenza”
… «Per il sacerdote di Bozzolo la Resistenza è un esercizio di cittadinanza attiva: sa resistere chi sente profondamente la responsabilità di poter contribuire al bene di un popolo. Quindi la Resistenza è fondata sulla gratuità, che porta al sacrificio di sé, come dice sempre “Nella Lettera a un partigiano”: «Se di quel particolarismo qualche cosa, oltre lo slancio e il disinteresse, ti rallegrava, era il fatto che uomini di ogni classe, che fino ad allora avevano professato dottrine che sembravano non tener conto della patria, se la prendevano talmente a cuore e con tale devozione che ogni istante si disponevano a morire per essa». (…)
Omelie 2024 di don Giorgio
Quarta di Pasqua
(…) «Ogni domenica, dunque, dà inizio ad un’altra settimana, come quando all’alba di ogni giorno sorge il sole. La settimana per il credente non inizia il lunedì, come tutti pensano. Ogni settimana inizia con la domenica, che dà luce a tutti i giorni della settimana.
Tutto cambia in questa prospettiva. Tutto ha origine dalla Sorgente di Luce; a che serve alla fine di ogni settimana?». (…)
L’editoriale di don Giorgio
“Alzati e cammina!”
… «Quello storpio chiedeva qualcosa di materiale per sopravvivere – qualcosa di precario, soggetto al tempo che consuma esigendo altre cose sempre provvisorie –, e Pietro gli dà la possibilità di vivere in pienezza, al di là di qualche soldo destinato ad essere consumato per breve tempo, lasciando quel “poveraccio” di nuovo precario, dipendente dall’altrui “soggettiva” generosità». (…)
Omelie 2024 di don Giorgio
Pasqua nella risurrezione del Signore
(…) «La Grazia è già Risurrezione, che è Luce, ovvero Grazia: ogniqualvolta ci fa rinascere, dopo che abbiamo fatto morire quell’ego prepotente che ostacola ogni possibilità di dialogare con il Divino. Ho detto “possibilità”, sì perché il peccato più grave che possiamo commettere non è tanto un atto o un gesto che viola chissà quale legge, ma è mortificare le “possibilità” divine, che sono infinite.
Da mortificare invece dovrebbe essere l’ego, che deve morire, se vogliamo che la Grazia Luce ci faccia rinascere. Ogni giorno è rinascita, se ogni giorno ci apriamo alla luce della Grazia divina». (…)
L’editoriale di don Giorgio
Pasqua e resistenza
… «E il Risorto in realtà quale pace aveva promesso ai discepoli? Se tra i beati ci saranno anche i pacifici, ovvero gli operatori della pace, Cristo dirà anche: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi, per causa mia». Operare per la pace significa allora resistere al male, opporsi al maligno, senza cedere mai, senza mai alzare bandiera bianca, senza venire a patti col Diavolo.
La qualità specifica del credente è la resistenza, ovvero contribuire con il Risorto a realizzare il Disegno del Padre in questo mondo, con una lotta a oltranza fino a quando resterà anche una sola zolla nelle mani del Maligno». (…)
Omelie 2024 di don Giorgio
Domenica delle Palme
Ma ecco la Sorpresa divina, che è umanamente sconvolgente, contro ogni logica umana.
Mentre nel nostro immaginario il male, ogni male, deve essere castigato da Dio, in realtà il male produce veleno che scatena distruzioni, violenza e morte per se stesso. Il male, in altre parole, si autodistrugge.
Così il “servo di Dio”, il giusto sottoposto ad ogni angheria, proprio nella sua sofferenza, fisica, morale e intellettuale, per non dire teologica (abbandono apparente di Dio stesso), sofferenza che è sempre un male, crea in ogni caso l’antidoto al male.
In breve, possiamo dire che più si soffre per ingiustizie più si dà al mondo una speranza inaspettata: Gesù proprio soffrendo ingiustamente, ha cambiato i destini del mondo ed anche i nostri itinerari.
L’editoriale di don Giorgio
Caro Carlo Maria, forse dovevi spingere di più…
… “Vorrei riflettere su alcune dichiarazioni che Carlo Maria Martini ha rilasciato nel suo libro di confidenze e confessioni: “Colloqui notturni a Gerusalemme”. Dichiara: «Un tempo avevo sogni sulla Chiesa. Una Chiesa che procede per la sua strada in povertà e umiltà, una Chiesa che non dipende dai poteri di questo mondo. Sognavo che la diffidenza venisse estirpata. Una Chiesa che dà spazio alle persone capaci di pensare in modo più aperto. Una Chiesa che infonde coraggio, soprattutto a coloro che si sentono piccoli o peccatori. Sognavo una Chiesa giovane. Oggi non ho più di questi sogni. Dopo i settantacinque anni ho deciso di pregare per la Chiesa».
Omelie 2024 di don Giorgio
Quarta di Quaresima
…«Lo riconosco: invidio quel cieco, perché mi è sempre di stimolo ogniqualvolta mi sento un po’ giù: un esempio di lucidità mentale, di coraggio, ancor prima del dono della fede.
Ed io che credo con gli occhi dello Spirito mi dovrei rassegnare?
“Fuori”, c’è sempre un Cristo ad attendermi».
L’editoriale di don Giorgio
Quaresima, penitenza, conversione e luce
…«Infine, nel titolo ho aggiunto la parola “luce”. Non si può concepire una Quaresima come un cammino al buio: si va verso la luce. Già la Croce è avvolta nella Luce, il Crocifisso è nella Luce. Così Giovanni vede il Calvario, già premessa della Risurrezione.
La Quaresima è un cammino di luce verso la luce: la nostra scintilla interiore si riattiva proprio nel distacco quotidiano dalle cose inutili. E allora diciamo che ogni mortificazione è far morire tutto ciò che copre la scintilla interiore. Già Platone diceva che la filosofia è “un esercizio di morte”, ovvero un continuo distacco dal carnale per ridare all’anima il suo splendore.
E allora dalla Quaresima non usciremo malconci, in attesa di riprenderci magari subito dopo Pasqua con qualche bella scampagnata tonificante. La Quaresima è un “esercizio di morte” per rinascere ogni giorno dell’anno».
Omelie 2024 di don Giorgio
Terza di Quaresima
L’editoriale di don Giorgio
La conversione nel Mito della caverna di Platone
…«È importante notare che, secondo Platone, il processo di acquisizione della conoscenza ha una natura qualitativa, non quantitativa. Il filosofo che esce dalla caverna non aumenta le proprie conoscenze, bensì le rende più chiare, più vicine alla realtà. Se prima conosceva solo le ombre delle cose, piano piano impara a conoscere le cose reali, e poi le idee (che, secondo Platone, sono ciò che di più reale ci sia).
Un altro aspetto su cui bisogna soffermarsi è lo statuto etico del processo di conoscenza. Acquisire conoscenza vera, secondo l’allegoria della caverna, è una liberazione. Conoscere solo le ombre, cioè solo le opinioni, è come essere prigionieri. Il filosofo, conoscendo la realtà, le idee e il bene, conquista la libertà e la felicità»…
Omelie 2024 di don Giorgio
Seconda di Quaresima
Per eventuali informazioni e richieste risponderò alle vostre email
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